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19/03/2020

L’ortodonzia invisibile è ormai una realtà quotidiana largamente utilizzata in odontoiatria per poter gestire in modo predicibile ed efficacemente la quasi totalità dei casi ortodontici negli adulti. Invisalign in modo indiscutibile oggi detiene la maggior casistica ed il miglior sviluppo tecnologico, forte degli anni di evoluzione ingegneristica, copre la maggioranza dei casi trattati nel modo. Il software clincheck Invisalign di ultima versione elabora spostamenti dentali complessi attribuendo un limite di predicibilità statistico sia per i movimenti coronali che radicolari che aiuta fortemente il clinico ad elaborare il piano di cura. Ovviamente Invisalign come ogni altra azienda sul mercato mostra casi di sorrisi perfetti ottenuti con la tecnica degli allineatori trasparenti ma senza una adeguata conoscenza delle variabili tecniche e cliniche il paziente finale non può comprendere fino in fondo le modalità di costruzione del suo piano di cura. Questo può far pensare che il piano di cura sia gestito dai tecnici Invisalign in modo verosimilmente identico a prescindere del medico che lo ha commissionato spingendo il paziente alla ricerca spasmodica del prezzo più competitivo ad ogni costo, certo del risultato finale. Tuttavia il piano di cura più corretto dovrebbe poter tenere conto della posizione mandibolare più bilanciata possibile per il sistema neuromuscolare, questo per garantire contemporaneamente 2 diversi obbiettivi terapeutici che spesso si sottostimano: 1) efficacia di masticazione e stabilità occlusale che in una parola si può definire confort del paziente e 2) stabilità dento alveolare tanto temuta in ortodonzia da richiedere contenzioni rigide e permanenti spesso abusate per nascondere equilibri morfo-funzionali insufficienti. La realtà è che il piano di cura è ad esclusivo carico di responsabilità del medico prescrivente e nulla invisalign o altri operatori del settore possono sostituire. La logica di esecuzione di un determinato spostamento dentale deve tenere conto di tutti i fattori clinici che non possono essere sottintesi o trasferiti ad un software in modo automatico. Questo rende un piano di cura non accuratamente studiato anche negli aspetti funzionali inadeguato al caso clinico e dunque sempre da costruire individualmente dopo aver studiato sia i dati morfometrici che si ricavano dalle rx che da esami funzionali come la EMG di superficie.  Ricordate la terapia non la fa un tecnico o un ingegnere ma un medico di cui dovete aver fiducia perché non esiste una unica soluzione nella correzione dell’occlusione e spesso si devono fare dei compromessi per ottenere un risultato estetico e funzionalmente efficace. Tutta queste scelte oggi possono e devono essere affrontate preventivamente grazie ai software di simulazione dello spostamento ortodontico in grado di prevedere risultati non idonei al caso con largo anticipo e nell’idea sempre più importante che non si può considerare la bocca di un individuo come un incastro di denti in uno spazio inerte ma dentro un contesto di fisiologia che non può essere impostato dall’operatore ma che fa parte delle specifiche caratteristiche di ciascuno di noi.

11/04/2019

Molto spesso pazienti e colleghi propongono il bite per trattare sintomi dolorosi e disfunzionali ipoteticamente attribuiti alla mandibola, senza pensare a quale obiettivo tale dispositivo debba  realmente raggiungere.
Ci si scorda insomma che i pazienti non acquistano un pezzo di plastica o di resina come molti pensano, ma un dispositivo medico che dovrebbe essere fatto su misura, ossia un oggetto pensato da un clinico per raggiungere un determinato scopo, che presuppone appunto che vi sia una diagnosi precisa a monte. In assenza di questo percorso diagnostico intellettuale il bite non è altro che un pezzo di plastica o altro materiale capace di generare un effetto placebo se va bene.

Proprio l’effetto placebo è infatti tanto invocato da molti medici negazionisti che non ritengono affatto utile l’uso del bite, ma lo costruiscono ugualmente per dare soddisfazione al paziente che lo richiede con insistenza e fiducia, aggrappando lì le proprie speranze di guarigione senza sapere in realtà che molto spesso il medico non avendo la più pallida idea di quello che il suo dispositivo dovrebbe fare, si appella al solo effetto placebo.

Il fatto è che senza una misura dell’effetto che il bite dentale genera sul paziente questo potrebbe anche causare un’azione negativa che lo rende completamente anti-etico visto che il paziente sostiene dei costi sensibili per averlo e di fatto diviene un atto terapeutico ingannevole. Questa condotta ha infatti alimentato molte pazienti ad auto-trattarsi nell’idea di averne uguale se non maggiore soddisfazione ed efficacia esponendoli a gravi rischi per la salute, cavalcati da gente che lucra con ancora meno scrupoli dei medici negazionisti.

Mi rivolgo a tutti questi pazienti che, ignari di quello che subiscono, si trovano dentro una guerra tra medici e sciacalli alla caccia di soldi facili e ignorano che l’etica in questa materia esiste solo nella possibilità di analizzare e misurare tra i diversi tipi di bite disponibili quello più idoneo al suo caso, sempre che ve ne sia reale necessità, pur con tecniche e scuole di pensiero diverse.

I bite infatti possono ben modulare il lavoro muscolare mandibolare e cervicale e i movimenti collegati (evidenza scientifica alla mano, non oltre…) ma possono fare molto poco sugli altri fattori parafunzionali che colpiscono indiscriminatamente quasi tutta la popolazione.

Comprendere insomma cosa i bite possono fare o non possono fare e quali terapie siano reali o inventate sarebbe la prima regola da seguire e questo può essere fatto solo da un medico esperto e coscienzioso.

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